Riappropiarsi del tempo (parte seconda)
Perché abbiamo la sensazione dello scorrere sempre avanti del tempo?
Abbiamo già parlato della coscienza e di come essa non possa percepire la contemporaneità degli opposti, ma solo un prima e un dopo. Come possiamo allora pensare che esista un eterno?
Siamo costituiti da una molteplicità e ognuna di queste parti ha delle sue caratteristiche.
Siamo corpo fisico e come tali viviamo una crescita, uno sviluppo, una maturità e un declino fino alla vecchiaia: sappiamo che ci attende la fine di questa struttura, la morte.
Siamo anche corpo psichico e viviamo una costante crescita e maturazione. Si parla dell’anziano come di colui che molto sa, del saggio. Assagioli diceva in età avanzata che stava ancora completando la sua psicosintesi personale.
Siamo anche corpo spirituale e come tale dovremmo sperimentare lo scomparire del tempo. Quindi in noi sperimentiamo un nascere e un finire, un divenire e un eterno. Secondo dove la nostra attenzione si polarizza potremmo avere il senso di caducità, la sensazione che tutto passa e non torna (ogni lasciata è perduta), o il significato della sincronicità, della contemporaneità.
Ritornando alla domanda di prima, perché se pur con tutte queste nostre diverse parti c’è dato di vivere il giorno e la notte, il susseguirsi delle stagioni e il continuo ripetersi di questo?
Se abbiamo affermato che tutto è polare allora lo è anche il tempo. Infatti, possiamo parlare di un tempo quantitativo (chronos) e un tempo qualitativo (kairos).
Oggi siamo soprattutto focalizzati sul primo aspetto, perché abbiamo dimenticato che ogni sezione di tempo, secondi, ore, anni, ha una sua qualità che permette che emergano solo quei fatti che sono adeguati alla qualità stessa.
In un determinato momento possono solo manifestarsi quei fatti i cui contenuti qualitativi corrispondono alla rispettiva qualità del tempo. C’è un tempo per seminare e uno per raccogliere, se vogliamo mutare questa regola dobbiamo creare artificialmente le condizioni che mancano. Prima si stava molto attenti per cercare il momento giusto per iniziare un’azione perché si sapeva che si sarebbe sviluppata in base alle qualità del tempo in cui era stata iniziata.
I sacerdoti facevano l’oroscopo, guardavano il tempo.
Osserviamo la struttura di un anno che si ripete con i suoi 365 giorni e le sue quattro stagioni. È una struttura che si è consolidata nel tempo per cui, in base alla legge della selezione naturale, ha una sua funzionalità.
La suddivisione dell’intera struttura è data da due periodi particolari gli equinozi e i solstizi. Se come abbiamo fatto rappresentiamo il tempo con un cerchio questi momenti lo dividono come una croce in quattro parti. La natura ci propone le stagioni e noi abbiamo arricchito il significato dello scorrere del tempo con le festività.
Un anno può essere una ripetizione, un susseguirsi ciclico di giorni, oppure un cambiamento, un sistema molto complesso di esercizi di crescita, rituali, ciascuno dei quali attentamente elaborato e inquadrato in relazione alla totalità. Il suo scopo può essere la trasformazione dell’uomo.
(continua …)
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